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"'Ecco, perdo tempo, perdo tempo. Alla fine del mese farò il sessanta per cento'. L'angoscia del tempo ossessiona i personaggi di questo romanzo: operai e operaie che devono battere a una pressa millenovecento pedalate all'ora, cronometristi che li controllano da vicino e capi incaricati di far rispettare le cadenze del lavoro. Anche le pause, come i giorni di riposo, sono schiacciate dall'affanno di ritornare in fabbrica. E persino gli amori, come quello difficile tra Emma e Giovanni, non si sottraggono alla legge martellante delle macchine che non si devono fermare. Sono i ritmi del boom economico vissuto, dal di dentro, nei suoi meccanismi alienanti. Ritmi esterni che si traducono in relazioni sociali frenetiche e si metabolizzano in asmatiche palpitazioni interiori. Pubblicato nel 1957 nella collana dei "Gettoni" diretta da Vittorini, questo romanzo è uno dei primi e più efficaci documenti della cosiddetta letteratura industriale. "Tempi stretti" va alle radici del complesso tentativo dell'uomo di far coincidere il lavoro, se non con i propri sogni, almeno con una vita accettabile che preveda un futuro" (Paolo Di Stefano). Con una prefazione di Giuseppe Lupo e una postfazione di Mattia Fontana.